Luigi Viola

Opere 1970 - 2010

Centro Culturale Candiani - Sala Paolo Costantini
20 Novembre - 23 Dicembre 2010

Inaugurazione
19 Novembre ore 18.00

L’occasione rappresentata da una mostra personale, in particolare quando si propone con le caratteristiche di un’antologica, invita ad uno sguardo d’insieme per poter cogliere quelle tracce che hanno contraddistinto fin dagli inizi l’attività dell’artista, tracce che, nel caso di Viola, sembrano essersi mantenute nel tempo, fino ai lavori più attuali. Le opere proposte per il percorso espositivo, tutte esemplari, veri e propri snodi poetici e formali, permettono di seguire bene l’evolversi di una ricerca partita dagli anni ’70.

Luigi Viola (Feltre, 1949) si forma come poeta; alla pratica della scrittura si accompagna presto una frequentazione intensa dei linguaggi visivi dell’avanguardia artistica. Umanista non solo per gli studi universitari compiuti a Padova, dopo gli studi classici al Franchetti di Mestre, quanto per l’intima convinzione che sia intorno all’esperienza umana, al vissuto individuale, che si viene determinando l’esperienza creativa. L’indagine sulla persona, e sulla condizione soggettiva, diventa la sorgente a cui reiteratamente attingere per innervare di volta in volta la pratica creativa che si esplica mediante diversi media, i quali nient’altro sono se non sfaccettature diverse, modalità diverse grazie a cui si rivela quel nucleo che, come ha ricordato lo stesso Viola, riguarda “il tempo, l’identità, la parola”. Il percorso proposto al Candiani considera quattro periodi della ricerca di Viola, scanditi per decenni, onde facilitare la comprensione di quelle tracce di cui si parlava. Ma è un percorso che tende soprattutto, sia pur se nelle dimensioni relativamente contenute per un’antologica, a presentare le diverse sfaccettature che ha assunto negli anni l’indagine intorno al proprio vissuto, che è essenzialmente un vissuto poetico.

Le prime esperienze legate alla poesia visiva - assai interessanti anche per comprendere un ambito della ricerca sulla parola forse ora meno frequentato dagli artisti, ma che per lo sperimentalismo fra arte e letteratura negli anni ’60 e ’70 ha avuto una rilevanza notevole – si accostano alla riflessione sul corpo e dunque all’utilizzo della performance. E’ anche dall’esigenza di conservare memoria della transitorietà dell’atto performativo che Viola presta attenzione al video, di cui in poco tempo diventa uno dei più significativi rappresentanti in Italia, con partecipazione a rassegne nazionali e internazionali di grande rilievo. Le produzioni video, e parallelamente quelle fotografiche, altro mezzo a cui reiteratamente ricorre Viola, si legano a quel laboratorio di sperimentazione che fu la galleria Il Cavallino diretta a Venezia da Paolo e Gabriella Cardazzo. Gli anni ’80 e ’90 sono contrassegnati da una ripresa della problematica pittorica, e dal tema ricorrente del paesaggio, concepito come una soglia fra mondo esteriore e mondo interiore, paesaggio sempre ai limiti dell’astrazione, o meglio della visione. Nei lavori dell’ultimo decennio la traccia rappresentata da una meditazione sul senso della trascendenza e del sacro si fa via via più esplicita, e la produzione delle immagini si sofferma sul loro valore memoriale.

Luigi Viola (Feltre, 1949) ha insegnato per molti anni prima all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e poi a Venezia, dove ha tenuto la cattedra di Pittura e di Progettazione multimediale.