Experimenta

Autogestione e sperimentazione artistica: il caso Verifica 8+1 (1978-2008)

Centro Culturale Candiani
13 Febbraio - 28 Marzo 2010

Inaugurazione
12 Febbraio ore 18.00

Bisognerebbe rileggere le poche e concise frasi che Bruno Munari ha scritto nel 1989 dedicandole al sodalizio artistico Verifica 8+1 per comprendere gli intenti e il compito che i componenti del gruppo si erano dati fin dall'inizio della loro attività. Dal multi talento milanese - che nella primavera del 1978 aveva emblematicamente aperto la trentennale serie espositiva del gruppo - Verifica 8+1 era descritta come "'una testa di ponte', come si dice in gergo militare, per le conquiste culturali. È un piccolo ma sempre attivo centro che ha la funzione di far conoscere al pubblico i nuovi modi di operare nel campo dell'arte, ha anche la funzione di mostrare opere di artisti nuovi, di promuovere discussioni, di interessare i giovani e di prepararli per un futuro di larghe vedute".

Nel cuore di Mestre, in via Mazzini, questo gruppo avrebbe garantito la continuità di uno spazio sperimentale per le arti completamente autogestito, unico nel suo genere non solo nella Terraferma veneziana, senza chiedere o ricevere aiuti da parte politico-amministrativa, attento a conservare indipendenza nella programmazione e capacità di aprirsi a quello che di innovativo proveniva dal territorio, dall'Italia e dall'estero. L'iniziale appuntamento con Munari indicava una linea di ricerca a cui il gruppo si sarebbe in seguito riferito, però articolandola in modo assai flessibile, e mai 'ideologico'.  L'ascendenza munariana aveva come riferimento iniziale il Movimento arte concreta (MAC) fondato alla fine degli anni Quaranta, che aveva avuto come teorico Gillo Dorfles. A sua volta la linea genealogica risaliva alle sperimentazioni del Bauhaus, del Costruttivismo, di De Stijl e della ripresa che di queste linee avrebbe fatto Max Bill con la scuola di Ulm.

Arte dunque come elemento di un intenso confronto fra la ragione artistica e la società, la scienza e la comunicazione massmediale, la produzione industriale (con il ruolo cardine svolto dal design) e gli aspetti anche didattici inerenti ad una nuova percezione delle cose. Ragione artistica: da qui prende avvio quel primato della misura e della geometria come antidoti al pathos soggettivo dell'espressionismo astratto, e delle declinazioni (siamo alla fine degli anni Settanta) transavanguardistiche, che avrebbe contraddistinto l'insieme delle proposte del sodalizio veneziano.

Il nucleo del gruppo fondatore era costituito da autori in cui è già ben presente questo lavorio (artistico) della ragione: si pensi a Sara Campesan o Franco Costalonga. Più eclettica la formazione di Nino Ovan, ma le sue sperimentazioni con la luce neon sono tutt'altro che estranee alle linee genealogiche nominate. Mentre nel lavoro di Maria Pia Fanna Roncoroni gli aspetti della sperimentazione visiva incrociano quelli del segno scritto. La ricerca nell'ambito della poesia visiva costituirà infatti un'altra delle tracce programmatiche di Verifica 8+1.

Ai soci fondatori, di cui si sono almeno citati coloro che hanno dato continuità fino a ieri alle attività del gruppo, si sono aggiunti soci ordinari che hanno avuto un ruolo non meno rilevante come Riziero Giunti il cui lavoro scultoreo-ambientale risentiva della lezione minimalista e land artistica. Sofia Gobbo, docente e preside per lunghi anni, ha tirato le fila dei vari appuntamenti espositivi e promosso una incessante attività di collaborazione didattica con scuole medie inferiori e superiori. La polivalenza degli approcci individuali, pur con i tratti comuni a cui ci si è riferiti, ha permesso che moltissimi artisti venissero coinvolti nei 254 appuntamenti espositivi. E che si venisse costituendo grazie a questi ultimi il fondo della donazione di opere fatto dal gruppo al Comune di Venezia, che viene presentato per la prima volta al Centro Culturale Candiani. Un fondo che riserverà non poche sorprese non solo al pubblico, ma anche agli specialisti. E la cui lettura delle complesse trame individuali che lo compongono, in cui compaiono esempi di ricerche internazionali come quelle di Sonia Delaunay, Horacio Garcia Rossi, Julio Le Parc (per non citare che i più noti), di grandissime esperienze italiane come quelle di Bruno Munari o Alberto Biasi, convivono con il rilevamento di altri sodalizi, di altri gruppi costituendo di fatto una mappa artistica di grande originalità della stessa ricerca nazionale.